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Immagine del redattoreMara di Noia

I pericolosi dati dell'antibiotico-resistenza

L'antibiotico resistenza potrebbe causare la morte di 10 milioni di persone entro il 2050. Questo incipit potrebbe generare ansia e preoccupazione, ma a volte è necessario dire la verità, affidandosi a dati certificati, per mettere a fuoco un problema attuale e soprattutto futuro.


antibiotico resistenza
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Cosa significa questo dato estrapolato dalle stime annuali dell’istituto Superiore di Sanità?


Significa che, a quasi un secolo dalla scoperta del primo antibiotico, i batteri si stanno abituando ai principi attivi, diventando resistenti.


Gli antibiotici sono farmaci importantissimi da usare solo quando è necessario, con il dosaggio prescritto e la durata della terapia indicata.


Purtroppo negli ultimi due decenni si è verificato un uso improprio di questi farmaci che ha selezionato microrganismi super resistenti, che sono in grado di generare batteri sempre più aggressivi, resistenti cioè alle terapie più utilizzate. Si può definire la resistenza come la facilità che un batterio ha di sopravvivere in un ambiente a lui ostile.


Cosa vuol dire uso improprio degli antibiotici?


In sostanza una cosa molto semplice, usare gli antibiotici quando non sono necessari (dopo un giorno di febbre o di mal di gola), o per autoprescrizione. Un altro comportamento molto dannoso è non rispettare le posologie (i dosaggi) e la durata della terapia. Spesso capita di sentire persone che alla remissione dei sintomi sospendono la terapia prescritta. Questo è un comportamento molto pericoloso.


Cosi facendo, negli anni si sono create schiere di batteri resistenti alle terapie, e questo comportamento può mettere a rischio milioni di persone, soprattutto quelle che hanno un sistema immunitario non competente, ma anche tutti gli altri, nel caso si contragga una malattia trasmessa da un microrganismo su cui gli antibiotici non hanno alcun effetto. Nell’anno 2023, ci sono stati 926.000 decessi causati da antibiotico resistenza e 3,7 milioni di decessi correlati (dati dell’istituto superiore della sanità). Purtroppo i numeri sono in costante crescita.

I microrganismi maggiormente interessati da questo fenomeno sono l’E.Coli, lo S. aureus, e la K.Pneumoniae.


Dal punto di vista alimentare invece cosa possiamo fare?


Scegliere sempre alimenti (ad esempio cibo animale per chi consuma carne pesce uova e derivati del latte) che provengano da situazioni in cui si usano la minore quantità possibile di antibiotici, perché se è pur vero che vengono usati quando sono strettamente necessari, è la loro quantità il problema (la minima quantità per l’allevamento intensivo rimane un grosso problema comunque). In allevamento intensivo e in tutta l’UE, l’uso preventivo degli antibiotici è vietato dal 2006, e possono essere utilizzati soltanto a scopo terapeutico.


Gli antibiotici poi sono sostanze non biodegradabili, e vengono poi riversati nell’ambiente (attraverso le acque reflue, nella terra e nei corsi d’acqua). Questo genera un problema anche in agricoltura, perchè ricordiamo sempre, esiste una sola salute.


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